domenica 29 dicembre 2024
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domenica 1 dicembre 2024
Olivetti Lettera 22
Evasione estiva
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5 Motivi per cui fare Journling
Prima di tutto bisogna fare una premessa, io scrivo da quando ho memoria, solo in questi ultimi anni si è voluto dare il nome journaling a una pratica che facevo ben prima di quando è esplosa questa moda. Ho sempre tenuto un diario fin da quando ero piccolo. Non ho mai smesso di scrivere e di seguito vorrei provare ad elencare i motivi per cui, secondo me, fare questa pratica non può che migliorarci la vita.
Motivo 1: La libertà. Scrivere regala un senso di libertà assoluto. Trovo che nella vita non ci sia forma più grande di libertà che la scrittura. Quando ci mettiamo a scrivere davanti a una pagina bianca, possiamo esplorare infinite possibilità, sia dentro che fuori di noi. Possiamo essere introspettivi, cercare di capire meglio noi stessi attraverso la scrittura dei propri pensieri. Oppure possiamo inventare storie, possiamo creare infiniti mondi e infiniti personaggi. Evadere dalla realtà quotidiana per capire meglio la realtà che ci circonda.
Motivo 2: Fare journaling aiuta a conoscere meglio se stessi. Riallacciandomi al primo motivo, mettere nero su bianco i propri pensieri ci aiuta a focalizzarci su di noi, sul nostro io. Più tiriamo fuori pensieri intimi e personali, meglio conosciamo il nostro vero io. Ovviamente quello che scriviamo decidiamo noi a chi farlo leggere. Un taccuino personale è personale. Intimo. Nessuno deve metterci mano ne tantomeno giudicare i nostri pensieri. Quindi levatevi dalla testa di non scrivere perché avete paura di essere giudicati. Quello che scrivere, se volete, rimane solo vostro. Siete solo voi giudice e giuria.
Motivo 3: Fare journaling ci aiuta a focalizzare i problemi quotidiani che inevitabilmente la vita ci presenta giorno dopo giorno. Non posso affermare che facendo journaling troverete la risposta a ogni vostro problema, ma quello di cui sono certo è che aiuta moltissimo ad approcciarci nel migliore dei modi ai problemi che si presentano. Mi sono spesso accorto che quando pratico journaling, soprattutto di prima mattina appena sveglio, mi aiuta tantissimo ad affrontare la giornata, ad essere più stimolato e ad avere un'attitudine migliore ad approcciarmi alle rogne che quotidianamente e inevitabilmente mi si presentano.
Motivo 4: È un ottimo modo per fissare i propri obbiettivi. Attraverso la scrittura e la focalizzazione dei problemi si riesce a trovare sicuramente un modo per raggiungere i nostri obbiettivi o quantomeno si riesce a indirizzarci sulla strada per il loro raggiungimento.
Motivo 5: Avere sempre con se un taccuino per fare journaling, significa avere sempre con se un posto in cui potersi rintanare ed evadere dalla quotidianità moderna che troppe volte ci aliena con la sua tossicità. Mettersi a scrivere e isolarsi dal resto del mondo per ritrovare se stessi è l'antidoto perfetto alla frenesia quotidiana. Un posto perfetto in cui restare in compagnia di se stessi. Aggiungete poi, il piacere di isolarsi magari con delle cuffie e della buona musica dal resto del mondo, il piacere di tenere tra le mani una stilografica e di tutto il rituale che c'è dietro. Lo staccarsi da questo mondo digitale per ritrovare se stessi in un qualcosa di analogico. Il piacere della scrittura a mano libera, quella sensazione di intimità che solo una stilografica riesce a regalare. La bellezza di ascoltare un buon disco e scrivere lasciandosi trasportare dalla musica e dai propri pensieri. Il vedere prendere forma ai propri pensieri attraverso la parola scritta.
Motivo extra: La scrittura, il tenere un diario personale per tenere traccia della propria vita, aiuta sicuramente a sviluppare sempre nuovi processi creativi . Si finisce che più si scrive e più nascono idee.
domenica 15 settembre 2024
Sunset Park - Paul Auster
Dopo aver finito la lettura della Trilogia di New York, avevo ancora sete di Paul Auster, e dato che avevo comprato anche questo Sunset Park, incuriosito dalla trama, l'ho subito cominciato per dissetarmi.
La scrittura e lo stile di Paul Auster mi fanno impazzire. Arrivano direttamente al cuore. In uno dei capitoli dedicati al padre del protagonista , descrive la scena di un funerale. Quelle pagine mi hanno talmente colpito per la loro vividezza che non mi sono reso conto che delle lacrime erano scese sul mio viso. Ero là, a soffrire in quella chiesa insieme ai personaggi di questo romanzo. Auster ha la capacità di rendere la finzione narrativa più reale della vita stessa, e lo fa attraverso l'uso sapiente delle parole. Uno strumento che riesce a maneggiare con una lucidità incredibile. Mi sono imbattuto infatti in una descrizione di una persona vuota che mi ha davvero colpito. Auster la definisce: STRUTTURA DI CARNE. Due sole parole che riescono a descrivere in maniera straordinaria un concetto davvero più ampio.
In questo romanzo ci ho trovato tanto del mondo che piace a me, artisti, scrittori, fotografia, cinema, oggetti vintage, libri editoria e tanto altro. Sembra proprio un libro scritto per me. Un libro in cui il tema principale è il senso di colpa. Ogni personaggio di questo romanzo combatte i propri sensi di colpa, confidando e andando alla ricerca di quella speranza che gli faccia credere che non tutto è ancora perduto. Un romanzo davvero intenso e immersivo, mentre lo leggevo avevo la sensazione di trovarmi insieme ai personaggi che Paul Auster è riuscito a creare in maniera vivida dalla sua penna.
Avanzando con la lettura mi sono reso conto di quanto questo romanzo sia profondo. Oltre a ruotare intorno al concetto di "senso di colpa" e a tutto quello che comporta, c'è anche una forte critica sociale continua di sottofondo. Di come sia diventata tossica la nostra società. Questa non troppo velata critica alla nostra società malata ci accompagna per tutto il romanzo. Poi, pagina dopo pagina mi sono reso conto di come non ci sia in realtà un solo protagonista assoluto in questa storia, ma ogni personaggio ha la sua rilevanza e i suoi sensi di colpa che lo logorano.
Il finale del romanzo è molto aperto, lascia al lettore la possibilità di scegliere in che modo vuole vedere la fine della storia. Almeno io l'ho inteso così: piuttosto che lasciarsi consumare dai sensi di colpa che attanagliano le nostre vite è meglio incentrare le nostre vite sul qui e adesso. Godersi ogni momento possibile poiché basta veramente poco per far cadere tutto quanto come un castello di carte al vento.
Una lettura che sento di consigliare vivamente a tutti quelli che non riescono ad affrontare la vita per paura di sbagliare e commettere sempre gli stessi errori. Il romanzo mi è piaciuto molto, è stata una lettura davvero intensa e sono contento di averla fatta. Un libro che è capitato tra le mie mani per caso, ma forse è stato lui a scegliermi.
Paul Auster - Trilogia di New York
Pubblicati tra il 1985 e il 1987, i tre romanzi che compongono questa "Trilogia" sono raffinate detective stories in cui le strade di New York fanno da cornice e palcoscenico a una profonda inquietudine esistenziale. "Città di vetro" è la storia di uno scrittore di gialli che "accetta" l'errore del caso e fingendosi un'altra persona cerca di risolvere un mistero. "Fantasmi" narra la vicenda di un detective privato che viene assoldato per tenere sotto controllo una persona, ma a poco a poco i due ruoli si scambiano e colui che doveva spiare diventa colui che viene spiato. "La stanza chiusa" racconta di uno scrittore che abbandona la vita pubblica e cerca di distruggere le copie della sua ultima opera.
Avevo bisogno di qualche giorno per metabolizzare questo libro di Paul Auster. Una trilogia molto particolare e di non facile lettura, o meglio, di non facile interpretazione. Questo è il primo libro di Paul Auster che leggo, per cui è ancora troppo presto per me esprimere un giudizio per questo compianto scrittore. Ma il mio istinto mi dice che lo adorerò e che di suo mi metterei a cercare anche la lista della spesa.
Ho trovato questo libro labirintico, una New York tentacolare che sembra quasi essere una dei protagonisti di questi tre brevi romanzi di cui è composta la trilogia. Una New York viscerale, delle volte disturbante. I protagonisti di queste tre storie gialle, che poi scopriremo essere tutti legati alla fine dell'ultimo romanzo, mi hanno dato l'impressioni di essere tutti degli alter ego dell'autore. Tante facce diverse di Paul Auster che diventa anche personaggio vero, nel primo romanzo. Il protagonista lo va a trovare a casa sua, c'è uno scambio di identità, ma non mi piace scendere troppo nei dettagli e rovinare la sorpresa nella lettura. In ogni storia c'è un caso da risolvere con uno stile di scrittura davvero unico, mai visto descrivere tanto bene una sorta di psicosi in uno dei personaggi.
Per quanto siano romanzi gialli, sono molto atipici per questo genere. In queste storie è molto presente la metanarrativa e devi essere davvero molto bravo per riuscire ad integrarla in questo genere di libri. Paul Auster con questa trilogia di New York mi ha decisamente conquistato. La lettura mi ha rapito e buttato a capofitto in questa New York labirintica insieme a dei personaggi sfaccettati. Li ho seguiti per queste strade tentacolari della città, non riuscivo a staccarmi dalle pagine e devo dire che ogni storia mi ha preso sempre di più. Davvero una più bella dell'altra.
Per iniziare a conoscere Paul Auster credo che questa trilogia di New York sia proprio il libro giusto. Sono davvero contento di aver cominciato a leggere questo scrittore proprio da questi brevi romanzi.
giovedì 8 agosto 2024
Destinazione cervello - Isaac Asimov
Devo essere onesto. Ho faticato molto a finirlo, mi era capitato solo con un altro libro di Asimov di cui ora mi sfugge il nome. Però questo Destinazione cervello è davvero molto prolisso in spiegazioni biologiche e cellulari. Spesso avevo la sensazione di leggere un trattato sulla biologia cellulare piuttosto che un romanzo di fantascienza. Riconosco una cura maniacale e rigorosa nella costruzione scientifica del romanzo, ma se fosse stata meno, per far spazio più all'azione, l'avrei sicuramente preferito. Con questo non voglio dire che lo boccio totalmente questo romanzo, anzi, bellissimo anche il messaggio che vuole lasciare, ovvero che la scienza non dovrebbe avere confini politici e che tutti gli scienziati del mondo dovrebbero cooperare affinché la razza umana possa superare, unita, qualsiasi difficoltà. Vale sicuramente la pena leggerlo.
Il sole nudo - Asimov
Ormai è passato molto tempo da quando ho finito di leggere questo romanzo di Asimov. Questa mia rilettura del secondo libro sul ciclo dei Robot è stata molto gradita e l'ho fatta con gran piacere. In questo periodo mi piace molto leggere di fantascienza, generalmente come arriva l'estate mi piace tantissimo leggere gialli. In qualche modo non ho abbandonato questo mio piccolo piacere leggendo gialli, ma di fantascienza. Leggendo Il sole nudo di Asimov, scritto nel 1956, ho trovato incredibile come questo nuovo mondo che ha immaginato, abbia in qualche modo anticipato di oltre mezzo secolo alcune dinamiche che i social di oggi stanno in qualche modo venendo fuori. Come il fatto di vedersi sempre meno ma sentirsi sempre più spesso attraverso queste applicazioni. Isolarsi sempre di più nella propria bolla. Leggendo questo romanzo questa è la sensazione che ho sentito. Ritroviamo di nuovo il protagonista, Elijah Baley, questa volta catapultato su un altro pianeta, nel mondo degli spaziali per risolvere un caso di omicidio. Ad attenderlo il robot umanoide Daneel R. Olivaw pronto ad aiutare il suo vecchio collega.
Una lettura che mi ha piacevolmente appagato, sono passati davvero tanti anni dalla prima volta che lessi questo romanzo, meglio non contarli. Un romanzo davvero scorrevole che tiene incollato alle pagine, perfetto da leggere sotto l'ombrellone in queste calde giornate estive.
Zaino Cabin Bag Einaudi 2024
In questo periodo, fino al primo Settembre, con l'acquisto di tre libri Einaudi è possibile ricevere in regalo questo bellissimo zaino cabin bag. Mi sono deciso a prenderlo visto che comunque avrei acquistato prima o poi questi libri e tanto valeva approfittare di questa promozione. Lo zaino è molto spazioso e ha anche una tasca per il portatile. Ho girato diverse librerie perché ci tenevo a prenderlo color giallo senape. C'è anche in colorazione nera ma e devo dire che già da ora iniziano a scarseggiare. Sono riuscito a trovare l'ultimo alla terza libreria che ho visitato. I libri Einaudi che ho scelto e ai quali giravo intorno da un po' di tempo sono: la Trilogia della frontiera di Cormac McCarthy, La trilogia di New York e Sunset Park di Paul Auster, autore scomparso da poco di cui ancora non avevo letto niente. Infatti ho iniziato a leggere proprio il primo libro della trilogia di New York, Città di vetro e me lo sto divorando. Fin da subito, col suo stile, mi sta tenendo incollato alle pagine. Ho come la sensazione che comprerò molti altri dei suoi libri. Questo genere di stile mi piace molto. Ora non vedo l'ora di finire questa lettura per poter cominciare quella successiva.
martedì 23 luglio 2024
Olympia SM3 De Luxe, 1957
mercoledì 3 luglio 2024
Abissi d'acciaio - Asimov
Sono trascorsi davvero molti anni dall'ultima volta che ho letto questo libro di Asimov, Abissi d'acciaio. Penso che andavo ancora al liceo e in quel periodo, questo scrittore divenne una droga, ho iniziato proprio da questo libro, il primo del ciclo dei Robot e poi non ho più smesso e ho comprato di suo tutto ciò che mi capitava a tiro. Tutti i suoi più famosi cicli, robot, impero e fondazione e i suoi romanzi autoconclusivi e raccolte di racconti. I cicli più importanti li lessi in ordine cronologico, non in ordine di pubblicazione e mi sono totalmente immerso nella magnifica fantascienza di Asimov e non ne sono più uscito.
In questi giorni di vacanza avevo deciso di ricominciare a leggere Abissi d'acciaio, mi balenava questa idea per la testa già prima di partire tanto che l'avevo cominciato qualche giorno prima della partenza, e l'ho finito sotto l'ombrellone. Dato il tempo passato non ricordavo molto della storia, giusto qualche sprazzo di reminiscenza, ricordavo però che mi fece impazzire questo primo romanzo sui Robot, tanto che i protagonisti mi erano rimasti parecchio impressi. Quando l'ho riletto non ho potuto far altro che confermare quanto bello sia questo libro. Quello che secondo me è un bellissimo noir di fantascienza.
Il protagonista infatti Elijah Baley sembra il classico detective uscito dalle vecchie storie noir degli anni cinquanta. Infatti il romanzo, uscito dalla penna di Asimov è del 1954. La storia però è ambientata millenni nel futuro, in una terra sovrappopolata e completamente trasformata, le città si sono espanse talmente tanto da diventare tentacolari intorno alla terra, gli abitanti hanno iniziato a vivere in queste megalopoli sviluppatesi anche sotto terra in questi opprimenti abissi d'acciaio. L'ambientazione è proprio il punto forte di questa detective story. Asimov è stato un maestro nel dimostrare che la fantascienza possa essere fantastica per qualsiasi genere letterario. A fare da spalla a Elijah Baley c'è il Robot umanoide Daneel R. Olivaw. Questo personaggio mi è entrato proprio dentro e credo che sia diventato nel tempo un archetipo del genere Robot. Geniali poi in Asimov le tre leggi della robotica, anche queste diventate un archetipo per la fantascienza:
«Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno.
Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non vadano in contrasto alla Prima Legge.
Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché la salvaguardia di essa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.»
Praticamente tutto ciò che è stato scritto dopo Asimov, si è rifatto a queste tre leggi che questo scrittore sembra aver inciso su una pietra biblica e tanti scrittori che gli sono succeduti, non hanno potuto fare a meno di sottostare a questi principi granitici.
Ho già cominciato il secondo romanzo, Il sole nudo. Come ho letto l'ultima pagina di abissi d'acciaio, dallo zaino ho tirato fuori il secondo romanzo. Non riuscivo a separarmi subito da questi due personaggi e mi sono di nuovo immerso nella lettura. Penso proprio che tornerò a leggere, dopo tanto tempo, tutte le opere di questo grande e profetico scrittore. Non posso che consigliare la lettura di questo bellissimo romanzo.
martedì 2 luglio 2024
Odio il pressapochismo sulle cose...
C'è una cosa che mi fa letteralmente incazzare e non ha nulla a che vedere con la qualità del romanzo, quello che veramente mi fa innervosire è il pressappochismo di queste edizioni. La copertina di questo libro non centra una beata mazza con il suo contenuto. È totalmente sbagliata, un romanzo ambientato quasi totalmente in barca, sul mare tra Cuba e Key West e in copertina mi ci piazzi la foto di un paesaggio di colline e montagne, la sagoma di una barca a vela (la barca del protagonista è una barca per la pesca a motore che non ha nulla a che vedere con le barche a vela) al cui interno c'è il cielo con le nuvole e una sagoma nera piccola di quello che dovrebbe essere il protagonista. Ma che cosa mi rappresenta sto schifo di copertina? Cosa hanno a che vedere col romanzo immagini del genere? Questo è il classico esempio di un lavoro fatto tanto per fare, un compitino facile facile senza il minimo sforzo. Neanche una minima ricerca su ciò che si sta per realizzare. Ora io non so cosa ci sia dietro a dinamiche del genere, magari c'è un grafico sottopagato che deve realizzare centinaia di copertine in poco tempo e questi orrori sono il risultato. O magari vengono utilizzate quelle dannate IA generative che detesto con tutta l'anima. Però mi rifiuto di credere che una casa editoriale come la Mondadori possa permettersi questo pressappochismo su ciò che vende. Io sto notando un certo decadimento culturale in questa società moderna, e questo lo vedo come l'ennesimo tassello di un quadro ben più ampio.
lunedì 24 giugno 2024
Il fiume della vita - Philip José Farmer.
In questo ultimo periodo è riaffiorata in me la voglia di leggere romanzi di fantascienza, spulciando sul tubo mi sono imbattuto sul Ciclo del Mondo Fiume di Philip José Farmer. Così mi sono messo alla ricerca dei cinque romanzi di cui è composto e in breve tempo sono riuscito a recuperarli tutti. Ovvero:
Il fiume della vita (To Your Scattered Bodies Go, 1971
Alle sorgenti del fiume (The Fabulous Riverboat, 1971)
Il grande disegno (The Dark Design, 1977)
Il labirinto magico (The Magic Labyrinth, 1980)
Gli dei del Fiume (Gods of Riverworld, 1984)
Qualche giorno fa ho finito il primo romanzo, Il fiume della vita. L'idea di base di questo romanzo è a dir poco geniale. La razza umana di tutte le epoche, si risveglia in un mondo alieno dopo la propria morte. Tutti si risvegliano glabri, di venticinque anni di età, senza nessuna malattia sulle rive di questo mondo fiume.
Il protagonista della storia altro non è che Sir Richard Burton, esploratore, scrittore e poeta vissuto nell'ottocento e famoso soprattutto per aver portato da noi e tradotto Le Mille e una Notte.
Il concetto su cui ruota il romanzo, secondo il mio punto di vista è l'esplorazione dell'animo umano. Il viaggio lungo il fiume altro non è che una metafora dell'esplorazione dell'animo umano. Mi ha ricordato molto Conrad nel suo racconto Cuore di tenebra. Un animo umano che non cambia mai in tutte le epoche della nostra storia. In qualche modo si ritrova sempre chi cerca, da un lato di sopraffare sempre il prossimo attraverso il potere e il proprio ego, dall'altro abbiamo chi è alla ricerca di libertà, di senso di giustizia, dell'esplorazione e del senso di scoperta. Quest'ultimi sono gli aspetti che guidano il protagonista, alla ricerca del motivo per cui la razza umana si sia risvegliata in questo mondo alieno e chi siano i responsabili di questa strana resurrezione.
Un libro davvero stimolante, che si legge tutto d'un fiato e che mi ha conquistato già dalla prima pagina. Non vedo l'ora di leggere anche il secondo che come protagonista vede nientemeno che Mark Twain.
giovedì 25 aprile 2024
Kindle Scribe
martedì 16 aprile 2024
La clessidra magica
John era un operatore ecologico, ovvero un modo elegante per dire che puliva le strade. Era una persona semplice, amava molto le “cose” di una volta. Riteneva che gli oggetti di un tempo possedessero un anima. Macchine da scrivere, penne stilografiche, orologi meccanici e giradischi gli piacevano da impazzire. Aveva un vecchio orologio meccanico dal quale non si separava mai e difficilmente si dimenticava di caricarlo. Spesso si sentiva un po' come il suo orologio. Un qualcosa di analogico in un mondo digitale. Amava leggere e soprattutto scrivere, ma i suoi impegni lavorativi e la famiglia, gli occupavano sempre gran parte delle sue giornate. Il tempo per scrivere era sempre poco. Leggere e scrivere erano le sue passioni. Riuscire a scrivere un libro era il suo più grande sogno che in trentadue anni di vita non era riuscito ancora a realizzare. Aveva una moglie e una figlia stupenda e non poteva desiderare di più nella vita. Era molto felice e non gli mancava nulla. Ma ancora non era riuscito a realizzare il suo più grande sogno. Scrivere il suo libro. Sognava di diventare uno scrittore e riuscire a guadagnarsi da vivere con la sua scrittura. Secondo lui però, era sempre il tempo a mancargli. La sera tornava troppo stanco per mettersi a scrivere e non riusciva mai a creare un bel niente. La cosa lo deprimeva, voleva realizzarsi come scrittore ma un blocco dentro di lui glie lo impediva. Spesso non riusciva nemmeno a leggere tanto si deprimeva.
Un giorno di sciopero generale non doveva presentarsi al lavoro e decise di farsi una bella passeggiata per delle zone vicino casa che non aveva mai visitato. Essendo un gran passeggiatore decise di cimentarsi nella visita di quelle stradine secondarie che non mai aveva visto prima. Senza volerlo si ritrovò per una piccola via appartata dalle grandi strade principali e notò un piccolo negozio con un'insegna molto particolare. Un mago dal grande cappello a punta che sembrava intento a leggere una palla di cristallo. L'insegna era in ferro battuto e penzolava sopra la porta d'ingresso. Sopra si poteva leggere: La bottega del mago, rimedi magici per tutti.
Vinto dalla curiosità John decise di entrare in questo strano negozio. A suo parere era uno di quei posti che vendevano strani souvenir per turisti alternativi. Però la curiosità aveva avuto la meglio ed entrò.
L'interno del negozio confermava l'idea che si era fatto da fuori. Il forte odore di legno lo colpì appena varcato l'ingresso, sembrava di trovarsi in una bottega medioevale. Pavimenti e pareti erano tutte in legno e sul soffitto c'erano grosse travi che lo sostenevano. Gli oggetti, esposti in grandi scaffali, erano tra i più eccentrici che John avesse mai visto. C'erano alla rinfusa orologi a pendolo dalle più svariate forme, bambole dagli aspetti più strani, ciondoli, vecchi libri, piccoli scrigni, ampolle, sfere di cristallo, bottiglie dalle forme assurde, penne d'oca, quadri, specchi, e tanto altro che persona sana di mente non avrebbe potuto capire cosa fosse. Sembrava il più strano negozio di antiquariato che avesse mai visto. Dietro al bancone c'era un vecchietto che colpì molto John per il suo aspetto stravagante. Aveva una lunga barba bianca e indossava una vestaglia color azzurro, cappello a punta dello stesso colore e un paio di occhiali spessi come un fondo di bottiglia. Sorrideva cordialmente al nuovo arrivato.
-Buonasera signore, come posso aiutarla?-
La voce era proprio quella di un simpatico vecchietto, accesa e molto colorata.
-Ehm salve, non ero mai stato da queste parti eppure abito qui vicino e non avevo mai notato questo negozio, ero entrato per dare un occhiata incuriosito dall'originale insegna del negozio.-
-Oh oh oh, benvenuto alla bottega del mago, siamo sempre aperti e può trovarci solo chi ne ha un disperato bisogno.-
John non capì molto le parole del negoziante e fece finta di niente guardandosi intorno. Pensava che il vecchietto non avesse tutte le rotelle al loro posto. La sua attenzione fu colpita da una bellissima clessidra ornata da pietre preziose e posta sopra uno scaffale di fianco ad altri oggetti indefinibili.
-Oh vedo che la clessidra ha scelto lei...mhm si, credo proprio che abbia ragione, su la prenda è stato scelto da quest'oggetto e non può tirarsi indietro, adesso deve prenderlo altrimenti non funzionerà con nessun altro!-.
Lo stupore di John divenne perplessità, il vecchietto aveva sicuramente qualche problema. Ora tra se e se pensava che fosse meglio togliere il disturbo prima che la situazione si facesse più strana di quello che era.
-Guardi in realtà andrei di fretta, ero entrato giusto per dare un'occhiata veloce...sa, ho mia moglie e la piccola a casa che mi aspettano e ho i minuti contati. Negozio molto interessante comunque, ripasserò sicuramente, arrivederci.-
Detto questo, John stava per andarsene quando il vecchietto con un tono di voce più profondo ma allo stesso tempo dolce e rassicurante disse:
-Suvvia John, sua moglie è al lavoro e sua figlia a scuola, non ha affatto i minuti contati e no, le mie rotelle sono tutte al loro posto e funzionano molto bene da molto più tempo di quanto tu riesca ad immaginare...- John rimase a bocca aperta. Sconcertato e del tutto spiazzato per qualche secondo non spiccicò parola, poi iniziò a pensare che fosse tutto un elaborato scherzo di qualche suo amico, ma la cosa, comunque, era molto strana. -...si in effetti la cosa è molto strana- proseguì il vecchietto -ma non è uno scherzo, è tutto vero-.
John era allibito, era senza parole e si guardava nervosamente intorno. Intanto il vecchietto fece il giro del bancone e si avviò verso lo scaffale in cui era riposta la clessidra. La prese e la porse a John.
-Ecco qui, se la clessidra l'ha scelta significa che lei è una persona alla disperata ricerca di tempo-.
-Mi scusi signore, ma inizio a non capirci più nulla, come fa a sapere il mio nome? E poi che posto è mai questo?-
-Be pensavo che fosse chiaro che tipo di negozio fosse, l'insegna lo dice chiaramente, La bottega del mago e ovviamente, io, sono il mago. Questo negozio ha la caratteristica di apparire solo alle persone che ne hanno un disperato bisogno e io sono in grado di aiutarle, o meglio, sono gli oggetti qui presenti che riescono a risolvere i loro problemi. L'oggetto sceglie il suo nuovo proprietario in base al suo problema. Sono oggetti magici, ad esempio, questa clessidra ha scelto lei perché ha sentito che ha un disperato bisogno di più tempo per ciò che le sta a cuore. Come scrivere un libro magari-.
A queste parole John rimase stupefatto. Non riusciva a capacitarsi del posto in cui era capitato e dello strano proprietario che gli parlava di oggetti magici e dei suoi sogni come se lo conoscesse da tutta la vita. L'idea che fosse tutto un elaborato scherzo tornava ad affacciarsi nella sua testa.
-Ma come diavolo fa a sapere tutte queste cose?-
Glie l'ho detto, sono un mago, questi oggetti scelgono i loro proprietari, ma solo alcuni hanno il dono di poter entrare qui. Io faccio solo da tramite-.
John era incredulo, del tutto spiazzato e non sapeva cosa dire, osservò la scena tentando di essere il più razionale possibile ma non riusciva assolutamente a capire un bel niente di quello che gli stava succedendo. Il vecchietto aveva l'aria sincera e il suo tono di voce era rassicurante e per nulla truffaldino. In un altra situazione avrebbe pensato che lo volessero truffare e che tutto fosse un elaborato piano per estorcergli dei soldi. Eppure i modi del vecchio suscitavano in lui una fiducia che non riusciva a spiegarsi, era come incantato dalle sue parole. Il pensiero che fosse tutto vero cominciò a fare breccia nel suo cuore.
-Ok, quindi mi sta dicendo che questa clessidra riuscirà a risolvere i miei problemi? E in che modo?-
-Guardi...-
Il vecchietto ruotò la clessidra, John non notò nulla di strano ma dopo qualche secondo si rese conto che la sabbia non scendeva. Pensò che forse il vecchietto era veramente un truffatore e voleva rifilargli un oggetto che nemmeno funzionava. -...no non voglio truffarti e si, la sabbia non scende perché ruotando la clessidra in questo modo, il tempo si ferma. Così ne avrà finalmente tutto quello che le potrà servire. Per far tornare il tempo a scorrere basta rimettere la clessidra nella sua posizione originaria. Purché funzioni lei dovrà chiudersi in una stanza da solo e capovolgere la clessidra. Semplice no!-.
John era sconcertato, sapeva in cuor suo che il vecchietto lo stava prendendo in giro, eppure il suo modo di parlare, il tono di quella voce, sembrava crederci davvero in quello che diceva. Ma come poteva una clessidra riuscire a fermare il tempo? Aveva l'impressione di ritrovarsi in un racconto del fantastico; magari fosse vero. Ora si sentiva in difficoltà. Aveva preso in simpatia il vecchietto e non voleva dargli un dispiacere andandosene a mani vuote. Avrebbe comprato lo stesso quella vecchia clessidra rotta.
-Ok, mi ha convinto, la prendo. Quanto verrebbe a costare questa clessidra?-.
Il vecchio sorrise amabilmente e disse:
-Lei non mi crede...ma poco importa. La clessidra non è in vendita, lei, è stato scelto da questo oggetto ed è quindi già suo, le è stato tenuto da parte per molto tempo e adesso può riprenderselo. Ne è il legittimo proprietario-.
Detto questo il vecchietto si avviò dietro il bancone e ripose la clessidra all'interno di uno scrigno di legno ornato di pietre scintillanti e incisioni indefinibili. John era sconcertato, non riusciva a capacitarsi di questa situazione tanto bizzarra. Il vecchietto stava addirittura per regalargli quell'oggetto, che seppur rotto, aveva sicuramente un certo valore, vista anche la bellezza della scatola. Eppure il vecchietto glie la stava porgendo con un dolce sorriso stampato in faccia. Era sincero.
-Scusi ma...davvero non mi costa nulla? Anche se la clessidra non funziona non vedo per quale motivo non la dovrei pagare. La scatola poi, sembra essere di un certo valore.-
-La clessidra è sua, si fidi di me, funziona benissimo e se ne renderà presto conto. Un ultimo avvertimento. Gli oggetti magici non vanno mai usati con superficialità, possono anche danneggiarci. Sta nell'uso che si decide di farne a fare la differenza. Il tempo è un bene prezioso, il più prezioso che ci sia. Lo usi con saggezza. E un ultima cosa...- il vecchietto diede la scatola a John. Si avvicinò al viso e guardandolo ben dritto negli occhi continuò: -...non deve parlarne mai con nessuno, ne della clessidra ne di questo posto!-.
John era incerto su cosa rispondere, la situazione era diventata surreale.
-Va bene...non ne parlerò con nessuno, però ora devo proprio andare, arrivederci e grazie mille!-
Detto questo prese la scatola e uscì dal negozio ponendosi mille domande su quanto appena successo. Era entrato per curiosità in un negozio e ne era uscito con un qualcosa che gli era stato addirittura regalato. Un bel colpo di fortuna pensò tra se e se mentre si allontanava e svoltava qualche angolo. Decise che ci sarebbe tornato un giorno o l'altro anche con sua moglie nonostante lo strano avvertimento del vecchietto. Tornò indietro per memorizzarsi la strada ma non riuscì più a trovare la via di quel negozio. Sembrava essere scomparso. Eppure aveva fatto solo pochi passi ma non ci fu proprio verso di ritrovare quella strana insegna. Pensò in cuor suo che forse stava invecchiando.
John tornò a casa di ottimo umore. Le ultime parole del vecchietto gli rimasero molto impresse e decise, non che ci sia nulla di male, di non raccontare alla moglie quanto gli fosse capitato. C'era nella voce di quel vecchio un qualcosa di molto convincente. Alla fin fine, sarebbe stato il suo piccolo e innocuo segreto. Decise quindi di mettere la clessidra fuori dalla vista della moglie e la ripose chiusa nella sua scatola nell'ultimo cassetto della scrivania, vicino alle ricariche per le penne stilografiche. Se mai la moglie l'avesse trovata, gli avrebbe raccontato la storia di questo strano incontro.
Era ora di pranzo. Sia la clessidra, il negozio e lo strano vecchietto passarono in secondo piano. Si mise a preparare da mangiare e poi, dopo aver pranzato provò a mettersi un po' a scrivere. Iniziò a fissare il foglio bianco ma non riusciva a tirare fuori nulla di leggibile. Decise di aggiornare il suo diario, ogni scrittore ne ha uno. Lui ne aveva uno bellissimo rilegato in pelle con una fettuccia di cuoio che serviva a chiudere il volume avvolgendolo. Fu un regalo della moglie di qualche anno prima, quando John gli confidò la sua passione per la scrittura. Da quel giorno aveva iniziato a scriverci i suoi pensieri, nulla di tanto profondo, ma l'atto di scrivere in se, lo faceva stare bene, lo rendeva felice e si sentiva libero. Solo che non voleva scriverci con una penna qualunque, per un oggetto del genere serviva una penna altrettanto speciale. Una stilografica. Ne possedeva gelosamente svariate e, a rotazione, le utilizzava tutte. Scrisse fino a che non ritornarono a casa la moglie con la piccolina.
John non disse alla moglie di quanto successo durante la mattinata e così trascorse il resto del pomeriggio giocando con la piccolina e aiutando la moglie nelle faccende domestiche.
Passarono i giorni e si era completamente dimenticato della clessidra. Un sabato, dopo aver pranzato e messo la bimba a riposare, era riuscito a ritagliarsi circa un'ora per scrivere qualcosa. Avere però i minuti contati lo metteva di malumore. Dentro di se sapeva che non avrebbe concluso nulla. Pensava più al tempo che gli restava a disposizione piuttosto che a quello che realmente aveva intenzione di scrivere. Iniziò a buttare giù qualche riga ma si accorse che la sua stilografica aveva finito l'inchiostro. Aprì l'ultimo cassetto della scrivania per prendere una ricarica e vide la scatola della clessidra. Gli tornarono subito in mente le parole del vecchietto. Pensò sorridendo a quale assurdità gli stava venendo in mente e alla sua ingenuità. Ma in fondo, che gli costava provare? Anche la moglie stava per mettersi a riposare e lui ne voleva approfittare per scrivere. Voleva provarci.
-Amore, se vai a riposare io mi chiudo nello studio a scrivere qualcosa, almeno così non ti disturbo.-
-Ok caro, puoi però farmi la cortesia di svegliarmi tra un'ora? Avrei anche io delle cose da fare. Ci vediamo dopo, bacio!-
Si salutarono con un affettuoso bacio e John si chiuse nello studio. Aprì la scatola e tirò fuori la clessidra, la rigirò e la posò sulla scrivania. Ovviamente la sabbia non scendeva.
“Bella fregatura che ho preso con questo oggetto, bhe, quantomeno è molto bello e sulla scrivania ci sta benissimo” pensò tra se e se. Non sapendo cosa scrivere, decise di mettersi a raccontare quel bizzarro incontro con quel vecchietto nel suo stravagante negozio. Si tolse l'orologio dal polso e lo mise vicino alla clessidra. Segnava le due.
Scrisse minuziosamente tutta la scena, lo strano negozio, i dialoghi e le sensazioni che aveva provato. Non si rese conto di aver scritto pagine e pagine di dettagli, pensieri e idee sulla clessidra e sul vecchio. Non fece nemmeno caso al tempo che trascorse scrivendo e si era completamente dimenticato di svegliare la moglie dopo un'ora. Guardò l'orologio affianco alla clessidra e segnava ancora le due.
“Cavolo ci mancava che l'orologio si fermasse adesso, devo aver dimenticato di caricarlo” pensò. Uscì di fretta dallo studio urtando la scrivania e fece rovesciare la clessidra. Non poté notare che in quel momento si era stranamente ribaltata da sola.
-Amore scusami, non mi sono reso conto del tempo che passava e ho dimenticato di svegliarti.-
-Ma che stai dicendo? Sei appena entrato nello studio e sei subito uscito! Mi sono appena sdraiata!-
-Cosa dici? Saranno passate quasi due ore da quando sono entrato nello studio!-
-Senti, smettila di giocare come al tuo solito e fammi riposare per un po' che ne ho bisogno. Ho avuto una settimana molto pesante al lavoro.-
John era sbigottito, eppure sua moglie era seria. In un lampo gli tornò in mente la clessidra e rimase a bocca aperta, tornò nello studio e tutte le pagine che aveva scritto erano li. Non c'era dubbio che fossero trascorse almeno un paio di ore. Poi osservò la clessidra e notò che era rivolta nella posizione in cui il tempo sarebbe tornato a scorrere normalmente. Riprese l'orologio che aveva lasciato sulla scrivania prima di mettersi a scrivere e notò che le lancette erano di nuovo in movimento. La clessidra aveva fermato il tempo. Il vecchio non mentiva. Era tutto vero.
Da quel momento tutto fu diverso, da un giorno all'altro John ora aveva tutto il tempo che desiderava. Stava vivendo un sogno. Stentava a crederci, eppure la clessidra funzionava veramente. Poteva fermare il tempo ogni volta che voleva. I primi giorni, emozionato dalla scoperta, non si dedicò affatto alla scrittura. Si chiudeva nel suo studio, ruotava la clessidra e iniziava a fare tutto tranne che scrivere. Ogni volta che tornava da lavoro, si chiudeva nel suo studio e fermava il tempo. Leggeva, guardava film, sonnecchiava e ogni tanto scriveva qualche pagina nel suo diario. Ma di scrivere seriamente, nonostante ora avesse tutto il tempo del mondo, ancora non c'era riuscito. Stentava. Si diceva che tanto aveva tutto il tempo di questo mondo, prima o poi avrebbe scritto il suo grande romanzo e realizzato il suo più grande sogno. Che fretta aveva? Non c'era quindi verso che si mettesse a lavorare seriamente. Aveva troppe distrazioni e i suoi pensieri se ne andavano sempre altrove. Dopo un periodo che aveva fatto di tutto tranne ciò che si era prefissato, volle mettersi seriamente a scrivere. Ma inutilmente. I giorni passavano, settimane, mesi ma niente, non era riuscito a combinare nulla. Fissava la pagina bianca e non riusciva a scrivere, zero idee, il vuoto totale. Non c'era verso che personaggi o storie gli uscissero fuori. Viveva in una totale crisi creativa. Anche il suo umore iniziò a risentirne, aveva tutto questo tempo che desiderava ma si rese conto che lo stava solo sprecando. Sentiva di buttarlo via. Ogni volta che voleva scrivere sul serio non ci riusciva, finiva per distrarsi con altro. Iniziò a diventare insofferente a tutto e spesso finiva col litigare con sua moglie o sgridare sua figlia per delle sciocchezze. Più il tempo passava, e più il suo malessere cresceva. Anche il non poter far parola con nessuno della clessidra lo logorava. Aveva il disperato bisogno di parlarne con qualcuno. Ma il vecchio era stato categorico. Nessuno doveva sapere della clessidra. Probabilmente, pensò, se ne avesse parlato con qualcuno la magia sarebbe scomparsa e la clessidra sarebbe diventata solo un banale oggetto, un semplice soprammobile. Un giorno, in cui era particolarmente stressato da questa situazione, decise di tornare a cercare la bottega del mago. Aveva bisogno di parlare con il vecchio. Forse lui poteva dargli il giusto consiglio per questo suo malessere.
Si avviò verso la zona in cui, mesi prima, aveva trovato quello strambo negozio. Ma nonostante avesse fatto avanti e indietro tra quelle vie per ore ed ore, non ci fu verso di ritrovare quella bottega. Si ricordò che il vecchio disse qualcosa a proposito che, solo chi ne aveva davvero bisogno, poteva trovare quel negozio. Lui ora ne aveva un disperato bisogno ma non riusciva a ritrovarlo. Girovagò ancora per qualche ora ma invano. Se ne tornò verso casa abbattuto, stanco e più depresso di prima. Aveva tutto il tempo del mondo eppure sentiva che lo stava sprecando in sciocchezze. Cosa stava sbagliando? Dentro di lui si sentiva un fallito, un perdente. Sognava di essere uno scrittore , di scrivere il suo romanzo e poi quando era il momento di fare sul serio non riusciva a tirare fuori un bel niente. In quel momento, si rese conto che forse il suo problema non era proprio la mancanza di tempo che non lo faceva scrivere, ma c'era qualcosa in lui che non gli permetteva di farlo. Il tempo che non aveva era solo la sua solita scusa per non mettersi d'impegno a scrivere seriamente. Forse, non ci teneva abbastanza al suo sogno, ecco perché non ci riusciva. Eppure dentro di lui il sogno di scrivere un romanzo, il sogno di diventare uno scrittore e mantenersi con ciò che scriveva, era sempre vivo in lui, lo sentiva crescere dentro di se giorno dopo giorno. Quasi lo poteva toccare, era un qualcosa di tangibile e non poteva negare quello che provava. Voleva a tutti i costi scrivere. Non pretendeva di diventare il più grande scrittore del mondo, non gli importava nulla se avrebbe avuto o no successo con la scrittura. Ciò che voleva era solo scrivere un romanzo, e poi un altro, e poi un altro ancora. Sentiva che questo voleva fare nella vita. Diventare uno scrittore. E nulla e nessuno al mondo potevano impedirglielo. Non aveva bisogno di nessuna clessidra magica. Ma solo del suo cuore e credere nel suo sogno. Credere in se stesso, solo lui poteva realizzarlo. Prese una decisione. Appena tornato a casa si sarebbe disfatto della clessidra. Fu in quel momento che, senza rendersene conto si ritrovò davanti alla bottega del mago. Entrò senza esitazione.
-Bentornato mio giovane amico, è riuscito a scrivere il suo libro?-
Chiese il vecchietto con un dolce sorriso sulle labbra.
-Decisamente no e avevo ragione, la clessidra non funziona, anche se riesco ad avere tutto il tempo che desidero, non riesco a scrivere un bel niente. Ho intenzione di portarla indietro. Ho capito che non sarà certo grazie alla clessidra che riuscirò a scrivere il mio romanzo. Anzi avere più tempo a disposizione è una dannazione e mi ha fatto capire quanto invece lo sprechi solo in stupidaggini, senza riuscire a combinare nulla di costruttivo. Penso di non avere più bisogno della clessidra. Vorrei riportargliela.-
Il vecchio rimase per qualche istante in silenzio. Poi in maniera dolce e benevola disse:
-Oh...in realtà, se dice questo, vuol dire che la clessidra ha funzionato a dovere. Vede, la clessidra, da sempre, rappresenta il tempo. Il tempo che ognuno di noi ha a disposizione e che deve impiegare nel migliore dei modi poiché, prima o poi, è destinato a finire. Avere tutto il tempo che si desidera e utilizzarlo per ciò che non è realmente importante, è solo uno spreco. Lei se ne è reso conto molto presto. Il precedente proprietario della clessidra non fu così intelligente da capire che questo oggetto magico aveva ben altro scopo. Quello di capire che il tempo è il bene più prezioso che si ha. Bisogna viverlo più felicemente possibile poiché nessuno ce lo potrà mai dare indietro.-
-Che fine ha fatto il vecchio proprietario della clessidra?- Chiese John incuriosito.
-Quando ha capito di avere a disposizione tutto il tempo di questo mondo, perse di vista i suoi sogni. Non faceva altro che divertirsi, giocare e abusarne. Fino a che, i suoi eccessi, lo hanno portato alla morte. Entrò in un vortice di tentazioni dal quale non riusci più ad uscirne. Fu un bel problema per me visto che morì mentre aveva fermato il tempo...ma questa è un'altra storia. L'importante, ora, è che lei sia riuscito a capire il vero significato del tempo che ci è concesso di vivere. Non lo sprechi.-
-Che devo fare con la clessidra? Posso portargliela domani? Non vorrei più averla in casa.-
-Glie l'ho già detto l'ultima volta, la clessidra ormai è sua. La deve tenere, ma non credo che ormai funzionerà più. E non si preoccupi, prima o poi, quell'oggetto, in un modo o in un altro, tornerà in questo negozio. E' sempre stato così.-
Queste parole suonarono molto strane a John, pensava che fosse inutile ribattere al vecchietto.
-In questo caso la saluto, torno a casa a scrivere il mio romanzo!-
E così fece. Ora scrivere lo rendeva felice come non mai fino ad ora. Si mise di impegno e finalmente riuscì a scrivere il suo primo romanzo. Provò a farlo leggere a qualche editore e riuscì anche a farselo pubblicare ottenendo un discreto successo. Col suo secondo libro ebbe più fortuna, e tutti i suoi libri successivi gli permisero di vivere solo della sua scrittura e continuarlo a fare per il resto della sua vita. Proprio come aveva sempre sognato.
Un giorno, dopo essere diventato uno scrittore di successo, decise di riprovare la clessidra. Si chiuse nello studio della sua nuova casa e si mise alla scrivania. Prese la clessidra dall'ultimo cassetto, la capovolse, e la sabbia iniziò a scendere.
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