Ero nella mia stanza d’albergo, stavo aspettando.
Mi ero appisolato un momento sul letto della camera quando mi svegliai di soprassalto. Avete presente quando sognate di cadere e vi svegliate nell’esatto momento in cui state per toccare terra con il cuore che schizza a mille? Bene, mi sono svegliato di colpo così. Ero tutto sudato e un assordante silenzio regnava nella stanza. Sembrava quasi che tutti i rumori e i suoni fossero stati risucchiati da qualcosa.
La mia camera non era molto grande ma c’era spazio anche per un tavolo con quattro sedie e un divano. Mi alzai dal letto e mi asciugai il sudore dalla fronte con la mano, era gelido. Mi voltai e nonostante quello che mi si parò davanti avrebbe dovuto spaventarmi a morte, il cuore saltò giusto un battito, poi ricominciò a battere normalmente. Quattro scheletri stavano giocando a carte e fumavano dei sigari, sul tavolo solo una lampada ad illuminare la scena.
Forse stavo ancora sognando. Si accorsero di me, ero ancora seduto al letto che li osservavo incuriosito. Per un attimo si immobilizzò tutto quanto, il tempo sembrava essersi fermato. Gli scheletri mi fissavano dalle loro orbite vuote e scure, eppure potevo sentire sulla pelle il loro sguardo penetrante. Trascorsero alcuni momenti che sembravano minuti interminabili. Mi resi conto che la stanza era buia, illuminata solo da una piccola lampada al centro del tavolo. Strano che non avevo notato una cosa del genere. Mi alzai e mi avvicinai al tavolo coi quattro scheletri, ripresero a giocare a carte come fosse la cosa più naturale del mondo e poi notai, che oltre il tavolo, sul divano, appena illuminata da una luce soffusa, un corpo nudo di una donna addormentata. Si percepiva appena il suo respiro. Il mio sguardo poi passò lungo il divano passando dai piedi della donna che dormiva. Li affianco, totalmente in ombra, la figura di una persona su una sedia a rotelle attaccata ad una flebo. Il suo rauco respiro era l’unico rumore della stanza. Anche gli scheletri, nonostante stessero giocando a carte, non producevano alcun rumore. Il respiro di quell’uomo invece si, e man mano si faceva sempre più assordante, un suono profondo che sembrava provenire dall'oltretomba. Dovetti tapparmi le orecchie con le mani tanto si era fatto assordante il rumore di quel respiro. Chiusi anche gli occhi stringendoli fortissimo, contrassi il corpo nel vano tentativo di riuscire a sparire. Poi all’improvviso non udii più nulla. Silenzio totale, lentamente avevo riaperto i miei occhi e tolto le mani dalle orecchie. Ero seduto affianco al divano, su una sedia a rotelle e nel mio braccio potevo vedere conficcato un ago collegato ad una flebo. Non capivo, sul divano la figura della donna addormentata non c’era più, i quattro scheletri invece giocavano ancora a carte. Solo che avevano qualcosa di diverso ora, era come se avesse cominciato a crescere intorno alle ossa della carne viva, grondante di sangue. Ora ad osservarli meglio sembravano avere dei tessuti muscolari attaccati alle ossa, il pavimento era bagnato e sporco di sangue. Pensavo che avessero dovuto provare dolore, invece sembravano totalmente incuranti del sangue che gli colava dal corpo continuando a fumare i loro sigari e giocando a carte. Provai ad alzarmi ma non sentivo più la parte inferiore del mio corpo, provai a parlare ma dalla mia bocca non uscì nessun suono, ero inerme, perfino le braccia mi sembravano pesantissime, erano magre, quasi scheletriche, non le riconoscevo. All’improvviso sentì un tocco sulla spalla, la donna nuda era al mio fianco, nonostante la poca luce riuscivo a vedere che mi sorrideva. Sono sicuro che disse qualcosa, ma dalla sua bocca non usciva alcun suono. Non sentivo più nulla. Spostò la sedia a rotelle e mi mise al tavolo vicino agli scheletri che ora mi fissavano e al posto delle orbite nere che avevo visto prima, ora quattro paia di occhi mi fissavano. Quei pochi muscoli attaccati ai teschi sembravano sorridermi. La luce ora mi sembrava più accecante, sbattei le palpebre per cercare di vedere meglio. Notai sul tavolo uno specchio rotondo, come quello che uso per farmi la barba, rifletteva l’immagine di un uomo che non conoscevo. Ero un vecchio magro, emaciato, su una sedia a rotelle con un’espressione vitrea. L’immagine che mi si rifletteva non era quella della persona che ero abituato a vedere quando mi specchiavo. Ero un altro. Un’anima paralizzata in un corpo che non gli apparteneva. Ebbi un conato di vomito e rigettai tutto sul tavolo. Gli scheletri non si scomposero. Poi persi i sensi, quello fu uno sforzo troppo grande da sopportare per il corpo che mi stava ospitando. Quando rinvenni avevo una coperta sulle gambe, non riuscivo nemmeno a sentirla, quasi non riuscivo a sentire più niente di quel corpo, mi sembrava di galleggiare dentro un qualcosa di viscido e putrefatto. Davanti a me ancora quello specchio, adesso quello che avevo davanti era un qualcosa ancora di più vecchio e raggrinzito, quasi somigliavo a uno degli scheletri che avevo visto quando mi ero risvegliato la prima volta. Spaventato mi guardai intorno, adesso non avevo più davanti a me degli scheletri seduti, ma delle figure di quattro persone totalmente scarnificate che mi guardavano, occhi senza palpebre erano fissi su di me. Ripresero a giocare e a fumare. In quel momento compresi che più io invecchiavo e più loro tornavano in qualche modo in vita. Forse la prossima volta che mi fossi addormentato sarei morto ma loro sarebbero tornati alla vita. In fondo, non è un modo malvagio di andarsene, una vita in cambio di quattro. Un bel rapporto a favore della vita. Vita batte morte quattro a uno pensai. Le quattro figure, si voltarono verso di me e sorrisero, sembravano aver capito i miei pensieri. Sorrisi anche io ma non so se il corpo che avevo era riuscito a farlo. Non potevo far altro che aspettare la fine, in qualche modo ora ero più sereno, calmo. Avevo accettato che da lì a qualche momento sarei morto, eppure ero stranamente tranquillo anche se non ricordavo nulla di quello che ero stato un tempo, della mia vita passata, chi ero stato e come ero finito in una stanza d’albergo con quattro scheletri che giocano a carte. La vita è veramente strana pensai, è come una partita a carte, non sai mai che cosa può capitarvi tra le mani, a volte vinci ma molto spesso perdi e io stavo per perdere tutto. Ma va bene così. In fondo la vita è un gioco.
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