sabato 30 marzo 2024

Scheletri

 


Ero nella mia stanza d’albergo, stavo aspettando. 
Mi ero appisolato un momento sul letto della camera quando mi svegliai di soprassalto. Avete presente quando sognate di cadere e vi svegliate nell’esatto momento in cui state per toccare terra con il cuore che schizza a mille? Bene, mi sono svegliato di colpo così. Ero tutto sudato e un assordante silenzio regnava nella stanza. Sembrava quasi che tutti i rumori e i suoni fossero stati risucchiati da qualcosa. 
La mia camera non era molto grande ma c’era spazio anche per un tavolo con quattro sedie e un divano. Mi alzai dal letto e mi asciugai il sudore dalla fronte con la mano, era gelido. Mi voltai e nonostante quello che mi si parò davanti avrebbe dovuto spaventarmi a morte, il cuore saltò giusto un battito, poi ricominciò a battere normalmente. Quattro scheletri stavano giocando a carte e fumavano dei sigari, sul tavolo solo una lampada ad illuminare la scena. 
Forse stavo ancora sognando. Si accorsero di me, ero ancora seduto al letto che li osservavo incuriosito. Per un attimo si immobilizzò tutto quanto, il tempo sembrava essersi fermato. Gli scheletri mi fissavano dalle loro orbite vuote e scure, eppure potevo sentire sulla pelle il loro sguardo penetrante. Trascorsero alcuni momenti che sembravano minuti interminabili. Mi resi conto che la stanza era buia, illuminata solo da una piccola lampada al centro del tavolo. Strano che non avevo notato una cosa del genere.  Mi alzai e mi avvicinai al tavolo coi quattro scheletri, ripresero a giocare a carte come fosse la cosa più naturale del mondo e poi notai, che oltre il tavolo, sul divano, appena illuminata da una luce soffusa, un corpo nudo di una donna addormentata. Si percepiva appena il suo respiro. Il mio sguardo poi passò lungo il divano passando dai piedi della donna che dormiva. Li affianco, totalmente in ombra, la figura di una persona su una sedia a rotelle attaccata ad una flebo. Il suo rauco respiro era l’unico rumore della stanza. Anche gli scheletri, nonostante stessero giocando a carte, non producevano alcun rumore. Il respiro di quell’uomo invece si, e man mano si faceva sempre più assordante, un suono profondo che sembrava provenire dall'oltretomba. Dovetti tapparmi le orecchie con le mani tanto si era fatto assordante il rumore di quel respiro. Chiusi anche gli occhi stringendoli fortissimo, contrassi il corpo nel vano tentativo di riuscire a sparire. Poi all’improvviso non udii più nulla. Silenzio totale, lentamente avevo riaperto i miei occhi e tolto le mani dalle orecchie. Ero seduto affianco al divano, su una sedia a rotelle e nel mio braccio potevo vedere conficcato un ago collegato ad una flebo. Non capivo, sul divano la figura della donna addormentata non c’era più, i quattro scheletri invece giocavano ancora a carte. Solo che avevano qualcosa di diverso ora, era come se avesse cominciato a crescere intorno alle ossa della carne viva, grondante di sangue. Ora ad osservarli meglio sembravano avere dei tessuti muscolari attaccati alle ossa, il pavimento era bagnato e sporco di sangue. Pensavo che avessero dovuto provare dolore, invece sembravano totalmente incuranti del sangue che gli colava dal corpo continuando a fumare i loro sigari e giocando a carte. Provai ad alzarmi ma non sentivo più la parte inferiore del mio corpo, provai a parlare ma dalla mia bocca non uscì nessun suono, ero inerme, perfino le braccia mi sembravano pesantissime, erano magre, quasi scheletriche, non le riconoscevo. All’improvviso sentì un tocco sulla spalla, la donna nuda era al mio fianco, nonostante la poca luce riuscivo a vedere che mi sorrideva. Sono sicuro che disse qualcosa, ma dalla sua bocca non usciva alcun suono. Non sentivo più nulla. Spostò la sedia a rotelle e mi mise al tavolo vicino agli scheletri che ora mi fissavano e al posto delle orbite nere che avevo visto prima, ora quattro paia di occhi mi fissavano. Quei pochi muscoli attaccati ai teschi sembravano sorridermi. La luce ora mi sembrava più accecante, sbattei le palpebre per cercare di vedere meglio. Notai sul tavolo uno specchio rotondo, come quello che uso per farmi la barba, rifletteva l’immagine di un uomo che non conoscevo. Ero un vecchio magro, emaciato, su una sedia a rotelle con un’espressione vitrea. L’immagine che mi si rifletteva non era quella della persona che ero abituato a vedere quando mi specchiavo. Ero un altro. Un’anima paralizzata in un corpo che non gli apparteneva. Ebbi un conato di vomito e rigettai tutto sul tavolo. Gli scheletri non si scomposero. Poi persi i sensi, quello fu uno sforzo troppo grande da sopportare per il corpo che mi stava ospitando. Quando rinvenni avevo una coperta sulle gambe, non riuscivo nemmeno a sentirla, quasi non riuscivo a sentire più niente di quel corpo, mi sembrava di galleggiare dentro un qualcosa di viscido e putrefatto. Davanti a me ancora quello specchio, adesso quello che avevo davanti era un qualcosa ancora di più vecchio e raggrinzito, quasi somigliavo a uno degli scheletri che avevo visto quando mi ero risvegliato la prima volta. Spaventato mi guardai intorno, adesso non avevo più davanti a me degli scheletri seduti, ma delle figure di quattro persone totalmente scarnificate che mi guardavano, occhi senza palpebre erano fissi su di me. Ripresero a giocare e a fumare. In quel momento compresi che più io invecchiavo e più loro tornavano in qualche modo in vita. Forse la prossima volta che mi fossi addormentato sarei morto ma loro sarebbero tornati alla vita. In fondo, non è un modo malvagio di andarsene, una vita in cambio di quattro. Un bel rapporto a favore della vita. Vita batte morte quattro a uno pensai. Le quattro figure, si voltarono verso di me e sorrisero, sembravano aver capito i miei pensieri. Sorrisi anche io ma non so se il corpo che avevo era riuscito a farlo. Non potevo far altro che aspettare la fine, in qualche modo ora ero più sereno, calmo. Avevo accettato che da lì a qualche momento sarei morto, eppure ero stranamente tranquillo anche se non ricordavo nulla di quello che ero stato un tempo, della mia vita passata, chi ero stato e come ero finito in una stanza d’albergo con quattro scheletri che giocano a carte. La vita è veramente strana pensai, è come una partita a carte, non sai mai che cosa può capitarvi tra le mani, a volte vinci ma molto spesso perdi e io stavo per perdere tutto. Ma va bene così. In fondo la vita è un gioco. 




Olivetti STUDIO 46


Una nuova macchina da scrivere è entrata a far parte della mia collezione. Oggi sono stato in un mercatino dell'usato, più che altro per spulciare qualche vecchio romanzo di fantascienza e ne ho trovati diversi che mi sono portato a casa. Ma questo magari può essere tema per un prossimo post. 
Fatto sta che mi cadono gli occhi su questa bellissima macchina da scrivere in perfetto stato, sembra nuova infatti. Con la sua custodia, un manuale di istruzioni e la sua originale copertura antipolvere in tessuto. Il prezzo più che onesto, anzi anche troppo per le condizioni quasi pari al nuovo di questa Olivetti STUDIO 46. Solo 34€, quasi mi sono vergognato a pagarla così poco visto che facendomi una passeggiata su eBay, questo modello arriva a costare anche qualche centinaio di euro in condizioni molto peggiori di questa che ho trovato. Quindi come potevo lasciarla lì? Sarebbe stato un crimine! E poi c'era una voce nella mia testa che mi urlava di comprarla. Come potevo esimermi a questo punto? Non volevo certo farmi venire un bel mal di testa e sono andato alla cassa a pagare.
Uscito dal negozio mi sono fiondato a casa per provarla; è perfetta, scrive benissimo, ha giusto un paio di cosette da sistemare, ovvero una piccola lubrificata alla leva del ritorno del carrello e mettere dei gommini sul pannello che ricopre i nastri d'inchiostro per evitare che faccia rumore durante l'uso. Per il resto non ha neanche un graffio e tutti le sue parti meccaniche funzionano alla perfezione. Sembra uscita ieri dalla fabbrica. Ormai ho preso il via a collezionare vecchie macchine da scrivere e mi piace veramente tanto usarle.
Mi piace poi davvero tanto questa colorazione vintage carta da zucchero. Mi fa pensare proprio ai tempi passati, quando le cose erano concepite e realizzate per durare nel tempo ed infatti ecco qui, dopo oltre mezzo secolo, oggetti del genere ancora funzionano alla grande. Ho i miei dubbi riguardo al fatto che oggi si faccia qualcosa che duri così tanto nel tempo. 

 

venerdì 29 marzo 2024

John Carter di Marte - Edgar Rice Burroughs

Proprio questa mattina, dopo poco più di una giornata e mezzo, ho finito la lettura del primo romanzo di questa fantastica saga che vede come protagonista il Terrestre John Carter dalla Virginia, personaggio nato dalla penna di Edgar Rice Burroughs, padre del più famoso e iconico Tarzan.  Il primo aspetto che veramente mi manda fuori di testa di questa lettura, è il fatto che sia stata scritta nel 1912, ben ormai 112 anni fa. Trovo che questa cosa sia stupefacente visto che nonostante l'età, la scrittura risulta essere davvero ancora molto fresca e scorrevole. L'unica cosa che potrei a criticare, è magari l'ingenuità di alcuni passaggi, figli della lettura popolare di quei tempi. Eppure il primo romanzo di John Carter, Sotto le Lune di Marte, si legge tutto d'un fiato, non sono riuscito a staccarmi dalle pagine. Le avventure del protagonista hanno un ritmo serrato, la tensione e la posta in gioco è sempre alta, solo una parte ho trovato leggermente più lenta, ma nel complesso ho trovato davvero difficile abbandonare la lettura tra un capitolo e l'altro. Il fatto poi di essere scritto in prima persona, rende l'avventura ancora più immersiva e coinvolgente. Burroughs è stato un apripista del genere e non vedo l'ora di proseguire le successive avventure del personaggio che ha creato. 

Note di copertina

Misteriosamente trasportato su Marte, l’avventuriero ed ex soldato John Carter si trova proiettato in un mondo sull’orlo del collasso, dove schiere di tribù semibarbariche si combattono senza sosta. Nient’altro resta dell’antica e gloriosa civiltà che abitava il pianeta. In questa decadente realtà, la scienza spesso deve cedere il passo alla forza bruta e saper maneggiare una spada si rivela più utile di qualunque altra conoscenza. Così, tra razze sconosciute, mostri terrificanti, combattimenti all’ultimo sangue e antichi ritrovati, Carter viene coinvolto in un colossale conflitto che sembra non conoscere tregua e deve dimostrare di saper sopravvivere in quell’ambiente violento e ostile. Ma sul Pianeta Rosso il terrestre troverà anche l’amore della bellissima principessa Dejah Thoris e scoprirà che la salvezza di Marte e dei suoi abitanti è nelle sue mani.

Edgar Rice Burroughs, nacque a Chicago nel 1875. Dopo aver rinunciato alla carriera militare, cominciò a lavorare nella fabbrica del padre, per poi dedicarsi a varie attività. Fu poliziotto, cercatore d’oro, negoziante, impiegato e cowboy, a testimonianza della perenne insoddisfazione che lo caratterizzava. Poco dopo aver venduto il suo primo romanzo per cento dollari, incontrò il favore del pubblico con la celeberrima serie di Tarzan e, da allora, i guadagni non fecero che aumentare, tanto che, alla morte, possedeva oltre dieci milioni di dollari. I suoi sessanta romanzi vendettero oltre 45 milioni di copie nella sola America del Nord, a riprova di un successo che dura ancora oggi.

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martedì 19 marzo 2024

Journaling con la mia nuova Underwood 315




Momenti del genere rigenerano lo spirito. Ritagliarsi del tempo per se stessi è uno dei più grandi lussi che possiamo prenderci dalla vita, soprattutto in questa frenetica e tossica società moderna. 


 

lunedì 18 marzo 2024

La fata carabina - Daniel Pennac

Qualche giorno fa avevo finito di leggere questa piacevole lettura di Daniel Pennac. Sto recuperando l'intera saga della strampalata famiglia di Benjamin Malaussène. Appena terminata la lettura ho tirato fuori dalla tasca il mio fidato taccuino con la stilografica (compagni inseparabili nella mia vita) e ho cominciato a buttare giù le mie prime impressioni a caldo. La prima sensazione è stata sicuramente quella di appagamento, la lettura mi ha davvero soddisfatto molto e ho apprezzato particolarmente il fatto che, per quanto sia una lettura leggera, ha richiesto una bella dose di concentrazione per finirlo. Mi ha colpito molto anche il fatto che stavolta il protagonista non era propriamente Benjamin Malaussène, professione Caprio espiatorio, ma piuttosto l'ispettore Pastor e la sua spalla Thian. Questo secondo romanzo della saga, rispetto al primo che aveva comunque la sua componente gialla, è più puramente un classico del genere. Riesce a tenerti incollato alle pagine dall'inizio alla fine grazie soprattutto all'ironia e la satira che riesce a regalare Pennac attraverso al suo inconfondibile stile di scrittura. I suoi personaggi, ben caratterizzati già dal primo romanzo, prendono vita, diventano familiari e ci fanno compagnia durante la giornata, quando abbiamo un momento per staccare la spina da questa frenetica quotidianità. 

Aspettando di leggere il terzo romanzo di questa divertente saga, non posso che consigliare la lettura di questo divertente libro. 

Daniel Pennac - La fata carabina, aquistalo su Amazon


Note di copertina

Intenta ad attraversare la strada con tutta la circospezione dovuta all'età avanzata, una vecchietta tremolante impugna improvvisamente una P38, prende la mira e fa secco un giovane commissario di polizia... È proprio intorno ai vecchietti che gira questo nerissimo romanzo di Pennac: vecchietti uccisi a rasoiate, vecchietti a cui la sorella di Benjamin, Thérèse, legge la mano reinventando loro ogni giorno avvenire diverso, vecchietti vittime e vecchietti assassini. Cosa sta succedendo nel mercato della droga parigino? Come mai gli anziani abitanti del quartiere Belleville sono diventati accaniti consumatori di stupefacenti? E perché, se non li fa fuori la droga, vengono uccisi uno dopo l'altro con i sistemi più brutali? A tutte queste domande risponderà ovviamente Benjamin, come al solito ritenuto subito il principale indiziato.

sabato 9 marzo 2024

Storia di una macchina da scrivere


 

Qualche giorno fa, sono capitato dopo un lavoro, dalle parti di un bel negozio che vende tantissimi articoli vintage. Il pianeta del collezionista, qui ci si immerge tra tanti vecchi giocattoli, dischi, oggetti da collezione e tanti ricordi di un lontano passato. 

 Ho appena cambiato il nastro della macchina da scrivere con uno che avevo preso poco tempo fa per un'altra macchina da scrivere, quello originale di questa macchina era veramente asciutto e aveva bisogno di essere cambiato.

Comunque, appena sono entrato in questo bellissimo negozio dove in ogni angolo è possibile fare qualche bella scoperta e rievocare ricordi di un bellissimo passato, i miei occhi sono stati attratti da questa bellezza. Si trovava ai piedi di un nano di Biancaneve, non ricordo quale però, mi piace pensare a Brontolo, ma comunque è stato quel colore oro e nero ad attirare molto la mia attenzione. Poi vedo il modello, una Underwood 315, in uno stato pari al nuovo, senza nemmeno un graffio, sembrava non essere mai stata usata. I caratteri sui martelli erano ancora lucidi per quanto erano puliti, non c'era sopra nemmeno un granello di polvere. È stato un colpo di fulmine. In questo stato, una macchina da scrivere, ha un bel valore, ho così preso il cellulare e fatto qualche ricerca, i prezzi tendevano ad essere molto alti per questo tipo di colorazione e ho cominciato a perdere le speranze per lasciare questo splendore dove l'avevo trovata. Poi giusto per curiosità ho chiesto il prezzo e con mia grande sorpresa, era a circa la metà del prezzo a cui la vendevano online.  Vedendo poi che ero molto interessato, la ragazza del negozio mi ha fatto anche un piccolo sconto e a quel punto come potevo resistere? L’ho presa e sono davvero felice di averlo fatto, sono sempre stato attratto da questa marca americana, diventata poi italiana tra gli anni 50 e 60 quando l’acquistò la nostra gloriosa Olivetti che mantenne il nome americano per questi suoi modelli. Ma lezioni di storia a parte, ero attratto dall'Underwood perché grandi scrittori che mi piacciono da morire le usavano: Hemingway, Faulkner, Francis Scott Fitzgerald, Robert E. Howard e tanti altri. In qualche modo a me piace andare alla ricerca delle stesse emozioni che provavano questi grandi scrittori quando scrivevano i loro capolavori. In questo modo è come se mi sentissi collegato a loro. Mi sento così parte di un qualcosa di più grande e la bellezza di scrivere con oggetti del genere è senza tempo.

Questa macchina da scrivere deve essere stata usata pochissimo, un regalo tenuto chiuso da qualche parte e mai veramente apprezzato. Mi chiedo a chi apparteneva ma è comunque bello che abbia fatto tutta questa strada dagli anni settanta per arrivare fino a me. È giunta nelle mani di qualcuno che dopo cinquant'anni la sappia apprezzare davvero. Quasi che anche lei abbia avuto finalmente il suo lieto fine.  Dietro c'è ancora attaccata una vecchia etichetta scritta a mano con il suo prezzo, 220.000 Lire IVA inclusa. Credo che non la toglierò, si tratta di un vecchio ricordo che voglio conservare, faceva parte della storia di questa macchina da scrivere ed è giusto conservarlo. Fatto sta che ora è il momento di iniziare una nuova storia per questa macchina da scrivere, a cominciare dalla prima bozza di questo articolo per il mio blog.


Asimov Story - La storia e le storie "introvabili" di Isaac Asimov

  Asimov Story - La storia e le storie "introvabili" di Isaac Asimov Oggi sono capitato ad un mercatino dell'usato , mi piace ...